Antithesis Atelier
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The seven lives of
​Laura Zuliani​

Sui Processi

LE SETTE VITE DI LAURA ZULIANI
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La nostra cara amica Beth Vermeer ha scritto un articolo su Laura, la nostra artista, e il lavoro da lei esposto in occasione della mostra Donne Inquiete, tenutasi nel novembre 2015.
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La vicenda artistica di Laura Zuliani, triestina amica giurata delle Donne Inquiete, è legata a un filo. Durante il soggiorno pluridecennale nel regno della letteratura inglese, ha coltivato idee e forme incubatrici di attività rasserenanti nel campo dell’arte dove si è iscritta con un ruolo piuttosto inconsueto, quello dell’alchimista della lana alla ricerca di un insieme armonico regolato da una rete di corrispondenze. Avvolta da misteri e segreti di produzione, Laura Zuliani ha maturato un rapporto simbiotico con i materiali che adopera, un affetto devoto che torna a esprimersi in una varietà creativa che sconfina a lungo il diletto del passatempo. 

Solo in una stagione recente Zuliani scopre la lana cardata: un materiale umile, come lei stessa conferma, quasi dimenticato nella frenesia della quotidianità, e di conseguenza lei fa del filo il suo mezzo privilegiato. La lana si può tingere con materiali naturali, stampare con fiori e foglie, legare in modo da produrre dei disegni geometrici, forgiare in molteplici modi, lavorare con acque e sapone o con l’ago. Se il filo è la struttura del mondo, come la parola, il feltro è il suo antenato, dice chi lo adopera con dedizione. Con il feltro Zuliani disegna abiti, sciarpe, polsini, borse e cappelli che si contraddistinguono per il rigore formale giocando ogni tanto con dettagli sofisticati. 
 
Nella loro morfologia scultorea non sembrano ,a prima vista, oggetti da indossare, solo le tinte accese dell’ottanio, del verde, del magenta, del rosso, del celeste, invitano al contatto, a fare sentire una materia che deriva da un’arte molto antica. Si può infeltrire della lana, del mohair, dell'angora, della seta e creare degli effetti contrastanti. Si possono altresì mescolare materiali tessili, maglie e fili, perle di vetro. La predilezione del feltro la induce a sperimentare stili e tecniche sempre nuove, creando una produzione propria di accessori raffinati che non è solo una pratica lavorativa quotidiana ma anche una fonte di equilibrio dell’anima.
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Il suo atelier, vicino alle colline del Carso, accoglie in realtà un laboratorio che rappresenta l’antitesi alla produzione di massa, perché i capi e gli accessori di Laura Zuliani sono “tailor-made”, cuciti a misura, favorendo cosi lo spirito e le esigenze di chi li porta. Utilizzando solo materie naturali e durature l’artista stabilisce una connessione di qualità con il mondo e questo scambio interattivo si riflette positivamente sull’ambiente e sulle persone. Antithesis è anche il nome programmatico della sue linea che riconduce alla consapevolezza del rapporto con la natura come fonte di benessere della mente e del corpo. 

Nella scelta di creare e adoperare il feltro, questo strano tessuto del silenzio, la creativa dello stile si ritrova nel gruppo di grandi protagonisti dell’arte contemporanea assieme a designer di mobili e di arredamento che al feltro hanno assegnato un significato importante. 
 
Uno di loro, Joseph Beuys, ha individuato nel feltro il materiale ideale per la sua arte ma non ha mai rivelato la sua provenienza, nemmeno quando le sue opere hanno ricevuto gli applausi dei musei, da Parigi a New York. Anche Beuys conosceva le intrinseche potenzialità salvifiche del materiale: pensiamo al suo cappello onnipresente, molto diverso dal cappello di feltro portato da Van Gogh come gesto anti-borghesia.
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Tardi nella sua vita Laura Zuliani è arrivata alla botanica, pur se il mondo circostante è sempre stato il suo giardino, dove ogni semina faticosa l’ha portata alla maturazione di un’idea giovane. Ispirata da India Flint, leggendario personaggio delle terre selvagge australiane e ideatrice dell’Ecoprinting con eucalipto, Zuliani si avvicina allo studio delle piante e delle loro stagioni per sperimentare una nuova tecnica: la stampa di foglie e di fiori su tessuto. Le piante prescelte una volta dissecate lasciano impronte autentiche sul feltro, assomigliando a radiografie di vita vegetale. L’eucalipto e il rabarbaro generano delle silhouette in rosso, la tagete in giallo, il mirtillo in rosso scuro e lilla, il tarassaco e l’edera in verde.  

Le sue prime opere vengono esposte a Trieste nel 2015, in una mostra pubblica a due, insieme alla fotografa Malgosia Mitka, nel contesto della terza edizione di Donne Inquiete - Percorsi urbani d’arte contemporanea - in cui Laura Zuliani viene presentata per la prima volta.
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La valorizzazione delle tecniche artigianali e della manualità artistica sono l’eredità tramandata dalle pioniere delle Avanguardie Storiche del primo Novecento, poi dal movimento Bauhaus, e poi nel corso degli Anni Sessanta dalla Feminist Art Americana di Judy Chicago e soprattutto di Miriam Shapiro, che hanno ispirato generazioni di artiste nobilitando l’Astrattismo decorativo, la Pattern Art e svariate tecniche antiche quali il ricamo, la maglia o l’uncinetto.

Con questo suo operato Laura Zuliani s’inserisce concettualmente in una tradizione che viene da lontano e che non smetterà  di far parlare di sé in maniera ancor più esplicita di quanto fatto sinora. Al livello di linguaggio personale il suo lavoro si fonda su una delicatezza e  su    un'estrema attenzione riconducibili a una sensibilità del tutto femminile.
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E’ l’auspicio di Donne Inquiete che le numerose artiste che si sono perfezionate in questo campo continuino a fare arte anche se al centro del dibattito resta sempre il problema della condizione femminile, intesa in senso sociale: una condizione rispetto alla quale si evolve parallelamente la situazione artistica, accettando quindi il prezzo da pagare, come ci ricorda Miriam Shapiro. E che dal loro lavoro possa scaturire un dibattito continuo e ad alta voce sullo stato dell’arte femminile e sul futuro senza preclusione a priori. 

- Beth Vermeer, March 2016 -

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