Sui Processi

IL MIO FELTRO
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La stesura della lana, in piccoli ciuffi tutti uguali è un lavoro lungo ma importante: dalla puntualità di questa fase dipende la regolarità del tessuto che andiamo a creare. Credo sia la fase meno divertente perché richiede molta attenzione ed anche una certa preparazione fisica: se pensiamo a un capo taglia 70 steso su almeno un paio di tavoli da birreria, possiamo ben capire che per raggiungere il centro dello stampo, bisogna salire sui tavoli ed “agilmente” completare il lavoro!

Dopo aver bagnato e insaponato il tutto, inizia il lavoro duro!
Lavorare la lana cardata richiede un movimento ripetitivo che diventa un momento di meditazione in cui i pensieri scorrono saltando anche da una situazione all’altra. È questa la fase del “monologo interiore” del feltro in cui la mente si perde, si cerca e si ritrova, momenti intimi che spesso portano a una profonda pace interiore.

A un certo punto, quando la lana inizia a infeltrire tramutandosi in tessuto, si sente sotto le mani un impercettibile movimento: il momento meditativo si interrompe e  la lana- quasi prepotentemente - richiede la tua attenzione: inizia il dialogo e la sfida. Lei vuole esser massaggiata, rullata ed anche battuta con forza sul tavolo per legare assieme le sue fibre. Quando la batto, solitamente visualizzo l’impiegato dell’ufficio delle tasse o la proprietaria di quella macchina che parcheggia abitualmente davanti al mio passo carraio: e il tutto diventa liberatorio!

Si inizia a misurare: è questo il momento in cui ogni movimento diventa importante per controllare la materia. Devi dosare la forza e la quantità del movimento e devi accarezzarlo per definire i dettagli.

Manichino e via con gli ultimi tocchi.
Fatto, l’opera è finita e, stanca ma contenta la mia anima ha trovato un po’ di quiete.

- Laura Zuliani -

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